La stagione invernale è nota per essere quella in cui più si ha necessità di assumere vitamina C per via delle sue proprietà anti influenzali, tuttavia per consentire al nostro organismo di gestire al meglio il periodo più freddo dell’anno, è indispensabile anche la vitamina D, che al contrario della C è reperibile con maggiore difficoltà nel periodo freddo.
Il processo che porta questa vitamina liposolubile ad essere utilizzata dal nostro organismo, è variegato e non privo di meraviglia. La fonte principale per la sua generazione è la radiazione solare, questo spiega la minore disponibilità di vitamina D nel periodo invernale. In realtà la radiazione solare non è autosufficiente alla produzione di questo prezioso enzima; perché esso si attivi sono indispensabili due reazioni di idrossilazione grazie alle quali il componente diviene biologicamente attivo.
Quando non disponibile con una bella passeggiata all’aria aperta, la vitamina D può essere assunta attraverso i cibi. Quelli che ne contengono di più non sono esattamente dietetici, ma un’assunzione moderata sarà comunque benefica; ci riferiamo ad alcune varietà di pesce come il salmone, lo sgombro e l’aringa, ma anche alle uova, al burro e ai funghi. Come è noto, tra le funzioni più importanti, quella di fissare il calcio nell’apparato scheletrico è la ragione per cui non bisogna mai escludere dalla propria dieta cibi ricchi di vitamina D. Tuttavia questa vitamina assolve anche importanti compiti di rafforzamento del sistema immunitario, ragion per cui assumerne può essere un ottimo viatico contro i tradizionali malanni della stagione fredda.
Infine, last but not least, carenza di vitamina D, sembra riverberasi negativamente anche sull’attività sessuale delle persone. Secondo uno studio pubblicato sul portale Clinical Endocrinology un adeguato apporto di cibi ricchi di vitamina D incrementa considerevolmente la presenza del testosterone negli uomini, anche nel periodo freddo, mentre secondo un’altra ricerca (Journal of International Urology and Nephrology)pare che vi sia una forte correlazione tra donne con disfunzioni sessuali e bassi livelli ematici di vitamina D.
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