Osteoporosi, dalla ricerca arrivano soluzioni per salvare le ossa

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L’osteoporosi è un disturbo da non sottovalutare che colpisce lo scheletro rendendolo maggiormente soggetto al rischio di contrarre delle fratture. Chi è colpito da questa malattia attualmente ricorre all’uso di farmaci come voltaren, all’assunzione di vitamina D che aiuta ad assorbire il calcio, ad una corretta attività fisica. Da un recente studio condotto dai ricercatori dell’Università de L’Aquila, in collaborazione con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, emergono nuove prospettive. La ricerca, pubblicata su Nature Communications, dimostra come due molecole, IL-6 e c-Scr, lavorino tra loro in sinergia per rendere ottimale lo stato di salute scheletrico. “In condizioni normali - dice Barbara Peruzzi che ha ideato lo studio - le nostre ossa sono sottoposte a due eventi contrapposti: la distruzione del tessuto vecchio, mediata da cellule chiamate osteoclasti, e la formazione di nuovo tessuto, causata invece dagli osteoblasti. Nelle persone fra questi due eventi c’è un equilibrio perfetto, mentre il nostro studio ha evidenziato che in presenza di elevati livelli di IL-6, tramite le alterazioni di c-Src e di IGFBP5, le ossa di animali da esperimento vanno incontro ad osteoporosi. Se inibiamo nel topo la proteina c-Src, l’osso ritorna normale anche se l’IL-6 rimane elevata”. Gli studi al momento sono stati effettuali solo su animali in laboratorio, ma se confermati potrebbero permettere ridare la speranza a chi soffre di osteoporosi, offrendo loro reali possibilità di guarigione.

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Roberto S.

Laureato al Dams indirizzo musicale con una tesi di laurea in filosofia della musica, si divide tra la redazione di contenuti promozionali e la programmazione lato web per il mondo Linux e Microsoft. Nel poco tempo libero che gli resta trova anche il modo di suonare il sax.

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