La stitichezza in poche parole

In genere il disturbo deve essere classificato solo dopo un periodo di osservazione di minimo mesi tre: sia che si tratti di una normale stitichezza ostruttiva sia che si tratti di una stitichezza ritardata nel senso di un rallentamento Photo by Andrew Neel on Unsplash

Un disturbo che sembra banale ma che non bisogna sottovalutare: la stitichezza.
Di che si tratta? Andando su piani di banalità tale disturbo viene qualificato come una impossibilità ad evacuare le feci quindi ad un blocco più o meno intenso a livello intestinale finale.
La digestione, il complesso processo di destrutturazione e assimilazione della propria quantità alimentare assimilata con i pasti, avviene con regolarità solo fino al livello del transito intestinale iniziale, senza che quest'ultimo venga completato e soddisfatto.
Mancando l'evacuazione e lo scarico delle feci in modalità normale e ordinaria (circa una/due volte al giorno) si parla, quindi, di un disturbo chiamato stitichezza.
Lo stitico, di conseguenza, è colui il quale non riesce ad andare di corpo soffrendo di disturbi non percepibili o percepibili a seconda della sua complessione fisiologica e del modus con cui il suo corpo ed organismo reagiscono alla stitichezza.

Come ovviare a questo disturbo? Bisogna, in primis, capire se si tratti di una situazione a breve o lungo termine.
In genere il disturbo deve essere classificato solo dopo un periodo di osservazione di minimo mesi tre: sia che si tratti di una normale stitichezza ostruttiva sia che si tratti di una stitichezza ritardata nel senso di un rallentamento o una richiesta forzatura nella propulsione verso l'esterno da parte dell'apparato anale.
In quest'ultimo caso si parlerà, propriamente, di stitichezza propulsiva e quindi non tanto del successo del processo alimentare di digestione completa e di transito intestinale quanto della richiesta forzatura di contrazioni intestinali per l'espulsione delle feci, qualora tale situazione incorra per una dose di circa un quarto e più sul totale del materiale fecale da eliminare.

Come si può capire da questa premessa l'argomento della stitichezza non è semplice e neppure riducibile ad una sola fattispecie.

Nei casi verificati, solo a quel punto bisognerà capire come mai il soggetto sia disturbato da questa evenienza di stipsi a lungo termine con le conseguenze del caso: dolori, incorrere di emorroidi dolorose o sanguinose, blocchi in fase anale delle feci periodicamente molto dure, gonfiori e fastidi.
Alcune volte persino la febbre ed il mal di testa possono incorrere a rendere ancora più problematica la stipsi cronica ed il blocco intestinale, ma più genericamente si verificheranno malesseri come un mal di pancia o un dolore al basso ventre.
Allora si potrà parlare di dolore stitico e quindi sarà necessario ricorrere ad un trattamento del problema di tipo dietetico ma anche di una più generale rivisitazione del proprio stile di vita.

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Roberto S.

Laureato al Dams indirizzo musicale con una tesi di laurea in filosofia della musica, si divide tra la redazione di contenuti promozionali e la programmazione lato web per il mondo Linux e Microsoft. Nel poco tempo libero che gli resta trova anche il modo di suonare il sax.

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